Un nuovo incubo la Dark AI

  1. Fino a ieri, per colpire un’azienda, una banca o una pubblica amministrazione servivano hacker esperti, mesi di lavoro e software sofisticati. Oggi non più. Oggi basta pagare su certi circuiti nascosti della rete e scaricare un modello di intelligenza artificiale addestrato per fare il male.

Benvenuti nell’era della Dark AI. Un mondo sotterraneo, silenzioso, ma sempre più potente.

Quando l’intelligenza artificiale diventa criminale

Alcuni nomi stanno già facendo tremare le agenzie di sicurezza informatica. WormGPT, ad esempio, è in grado di scrivere malware su misura in pochi secondi. Si inserisce nei sistemi, ruba dati, elude controlli. FraudGPT è pensato per creare email truffaldine perfette, indistinguibili da quelle di un collega, di una banca o di un fornitore. Nessun errore, nessun sospetto. Solo danni.

Poi c’è DarkBard, che porta tutto questo a un altro livello: sfrutta l’intelligenza artificiale per creare deepfake vocali e visivi in tempo reale. Durante una videochiamata può riprodurre il volto e la voce di una persona reale, rispondere a domande, partecipare a riunioni. E nessuno si accorge della truffa.

Storie vere, conseguenze reali

Sembra fantascienza, ma è già successo. Alcuni gruppi criminali legati alla Corea del Nord hanno utilizzato curriculum scritti dall’AI per farsi assumere in aziende tecnologiche e rubare dati riservati. In Iran, un’organizzazione nota come Charming Kitten ha lanciato attacchi personalizzati, usando chatbot per creare messaggi di phishing estremamente credibili.

E in Europa si è verificato un caso che ha dell’incredibile: un finto dirigente, generato dall’intelligenza artificiale, ha partecipato a una riunione aziendale. Ha parlato, fatto domande, dato opinioni e persino votato. Nessuno si era accorto che non era reale.

Non è solo un attacco tecnico

Il vero salto di qualità sta qui: non è più solo questione di codici e firewall, ma di fiducia. Se una voce al telefono, un volto su Zoom o un documento PDF possono essere generati in pochi secondi da una macchina, cosa possiamo ancora considerare autentico?

La Dark AI agisce a livello cognitivo. Non punta solo a entrare nei sistemi, ma a confondere le persone, a manipolare, a ingannare. L’obiettivo non è solo rubare dati, ma seminare dubbi. Farci dubitare di tutto e di tutti.

Cosa possiamo fare?

La tecnologia non si ferma, ma la consapevolezza può proteggerci. Dobbiamo imparare a riconoscere i segnali, aggiornare le nostre difese, ma soprattutto ripensare il concetto di fiducia digitale.

Nel mondo che ci attende, la differenza tra vero e falso non sarà più evidente, ma si giocherà nei dettagli. E imparare a difendersi sarà necessario quanto imparare a usare Internet vent’anni fa.

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